Sono circa venti le ‘colf’ assunte dai deputati nei gruppi parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana. Se fossero destinate a svolgere lavori di pulizia, nulla di strano. Si tratta, invece, di personale destinato a svolgere il lavoro di  “portaborse” a cui però è stato fatto firmare un contratto da collaboratore domestico. Un espediente usato dai parlamentari all’indomani della spending review  che ha vietato i rimborsi “generici” in busta paga, prima a disposizione dei deputati, e li ha sostituiti con una precisa “dotazione economica”.  Per evitare di perdere circa 3.180 euro di contributo da parte dell’Assemblea, alcuni deputati hanno assunto, nel giro di pochi giorni, i collaboratori, garantendosi in questo modo il benefit per altri tre anni. Ed ecco l’escamotage: stipulare un contratto di servizi alla persona, che comprende, appunto,  varie categorie e varie mansioni. Una soluzione, questa, che ha permesso loro di pagare anche meno oneri previdenziali. Un’anomalia che, per fortuna, non è sfuggita alla Corte dei conti. Questa  ha già ascoltato in adunanza pubblica i capigruppo dell’Ars. La Presidenza sta ora tentando di fare luce su quanto accaduto e, soprattutto, di mettere ordine assieme agli uffici amministrativi.

Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby sitter!

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